giovedì 29 agosto 2013

Pollo al limone

Lo chef Antohny Bourdain nel suo libro, Kitchen confidential, afferma che "il pollo è noioso". Devo dire che, per molto tempo, gli ho dato ragione avendo io sempre riservato al pollo un'occhiata torva, seguita da commenti negativi accompagnati da suoni onomatopeici irripetibili. Ma si cambia. Certo non è il mio piatto preferito, ma quando ho capito che il pollo si presta a mille varianti non mi sono trattenuta dallo sperimentarle. La seguente ricetta, a onor del vero, era di mia sorella almeno gli ingredienti principali (pollo e limone) ma quando le ho chiesto quali fossero gli altri ingredienti lei ha risposto, candidamente, di non ricordarli più. Quindi, ho supplito a tale carenza affidandomi all'estro del momento. In ogni caso, è certo che la bellezza di questo piatto non sia visibile agli occhi, perché risiede tutta nel profumo. Un intenso e meraviglioso profumo di limone.

Ingredienti per quattro persone

400 gr. di fusi di pollo
400 gr. di sovraccosce
olio extravergine d'oliva
2 limoni non trattati
1 bicchiere di vino bianco secco
salvia, alloro, timo, rosmarino

Preparazione: In una padella capiente versare un cucchiaio di olio e adagiare i pezzi di pollo e i due limoni tagliati a spicchi e mettere il coperchio.
Far dorare la carne a fiamma vivace da entrambi i lati. Quando la carne sarà ben dorata aggiungere un bicchiere di vino e far sfumare. Terminare la cottura aggiungendo, se necessario, un mestolo d'acqua o di brodo. Salare e aggiungere la salvia, il timo, una foglia di alloro e il rosmarino.
 "Gli alberi sono persone"
da: Il giardino di limoni di Erian Riklis, 2008











Altre ricette:
Faraona con porri e limone
Pollo al curry
Pollo in umido con funghi

venerdì 23 agosto 2013

Proust e la sapa

Oggi stavo leggendo, con calma, la ricetta dei mostaccioli che una mia amica mi ha gentilmente concesso e già questo è un evento eccezionale visto che le persone della sua zona (e non dico quale ché oggi son buona) non concedono ricette neanche sotto tortura. A una seconda lettura di siffatta ricetta la mia attenzione si è soffermata su un ingrediente che, in precedenza, non avevo notato. Nella quinta riga c'era scritto: un bicchiere di mosto cotto. Ho avuto l'illuminazione: il mosto cotto è la sapa. E con sorrisino da ebete ho ricordato. Mi son sentita molto, ma molto, Proust. Alla ricerca dei profumi perduti. Mi son rivista nella cucina di mia madre, quella piccola oramai abbandonata perché sostituita da una grande quanto un appartamento di medie dimensioni. Ho rivisto mia madre e un grosso pentolone che bolliva e bolliva e bolliva. Era autunno, ne son proustianamente certa. Io e mia sorella gironzolavamo per la casa inebriate o forse nauseate dall'odore pungente di quel mosto che pareva non volesse mai smettere di cuocere. E quell'odore che aveva, indubbiamente, un effetto-sballo non indifferente impregnava ogni cosa e, soprattutto, lo si sentiva anche nei giorni successivi. Anche quando aveva smesso, forse per sfinimento, di cuocere. Anche quando la cucina era stata ripulita. Anche quando gli ambienti erano stati diligentemente arieggiati. Ma quello sballo delle figliole era necessario e fondamentale. Era un passo indispensabile per la realizzazione de su pani 'e saba (pane di sapa) dolce tipico dal colore molto scuro dato, appunto, dalla malefica sapa.
Ora mi verrebbe da chiedere alla mia cara mamma se io e mia sorella siamo venute su così come siamo per via di quelle inalazioni (quindi è tutta colpa sua). E, soprattutto, visto che il danno è ormai fatto mi verrebbe spontaneo chiederle "ma quando lo rifacciamo su pani 'e saba?"

Per concludere, ringrazio Sandra per la gentile concessione e, soprattutto, per il momento proustiano che, inconsapevolmente, mi ha regalato.

giovedì 22 agosto 2013

Crostata con le fragole

Le fragole mi riconciliano con il mondo, be' non esageriamo, almeno con una parte di mondo.
Perché hanno un bel colore, perché il loro profumo mi ispira cose belle, perché son delicate e fragili come le belle anime. Ho preparato questa crostata per fare un regalo, un regalo che fosse davvero "mio".

Ingredienti
Per la frolla:
400 gr. di farina
2 uova
200 gr. di zucchero
mezza bustina di lievito per dolci
150 gr. di zucchero
la scorza grattugiata di un limone
un pizzico di sale
Per la decorazione:
400 gr. di crema diplomatica
2 vaschette di fragole
1 bustina di gel per frutta

Preparazione
Impastare la farina con il burro, a temperatura ambiente, tagliato a pezzi, aggiungere lo zucchero, le uova, la scorza del limone, un pizzico di sale e lavorare il tutto molto velocemente. Infine, il lievito. Formare una palla e avvolgerla nella pellicola e lasciarla risposare in frigo per due ore circa.
Stendere la pasta con un'altezza di circa due-tre centimetri e foderare una teglia imburrata, lasciar cuocere in forno, ricoprendola con un  foglio di alluminio su cui andranno versati dei fagioli secchi. Lasciar cuocere per circa 30 minuti a 180°. Decorsi i tre minuti rimuovere l'alluminio e i fagioli e lasciare ancora cuocere per circa dieci minuti.
Sfornare e lasciare raffreddare.
Versarvi la crema diplomatica (ottenuta mescolando 1/3 di crema Chantilly con 2/3 di crema pasticcera), pareggiare con una spatola indi decorare con le fragole tagliate a metà dopo aver ben lavate e asciugate. Versare sulle fragole il gel per dolci con l'aiuto di un pennello.

"Isaak,caro, le fragole ormai sono finite"

Il posto delle fragole, Ingmar Bergman - 1957